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Il Vero Costo dei Resi Online: Dietro le Quinte di un “Diritto Sacrosanto”

Cosa comportano i resi online? Ecco l’impatto su venditori, prezzi e ambiente. Acquista in modo più consapevole.

Tabella dei Contenuti

Il reso online è ormai considerato uno dei diritti fondamentali dell’e-commerce. Compri, provi e, se non ti convince, restituisci. Semplice, no? Eppure, dietro questo gesto apparentemente innocuo, si nasconde un sistema complesso, costoso e, talvolta, abusato. In questo articolo analizziamo il fenomeno dei resi online da ogni angolazione: economica, ecologica e commerciale, per capire davvero cosa succede “dietro le quinte” e perché è importante fare acquisti più consapevoli.

Cos’è il diritto di recesso e da dove nasce?

Il diritto di recesso, previsto dal Codice del Consumo italiano e dalla normativa europea (Direttiva 2011/83/UE), nasce come tutela del consumatore online. A differenza dell’acquisto in negozio, dove si può toccare e provare il prodotto, nell’e-commerce si acquista “a scatola chiusa”. Il reso serve proprio a colmare questo divario di esperienza.

Durata del recesso: 14 giorni di tempo per cambiare idea, senza obbligo di motivazione.
Costi: spesso a carico del venditore, soprattutto se si tratta di marketplace come Amazon o Back Market.

I risvolti per i venditori: quando il reso è una perdita secca

Per i venditori, soprattutto quelli indipendenti e di piccole dimensioni, il reso rappresenta un danno economico notevole. Vediamo perché:

Commissioni perse

Piattaforme come Back Market trattengono la commissione sulla vendita anche in caso di reso. Se un venditore paga il 15% su una vendita da 1000€, quei 150€ sono persi per sempre, anche se il prodotto torna indietro.

Prodotti danneggiati o non rivendibili

Molti clienti non prestano attenzione alla cura dell’imballaggio al momento della restituzione. I prodotti tornano sporchi, rigati o incompleti. Nel mercato del ricondizionato, dove ogni oggetto è rivalutato manualmente, ogni graffio può abbassarne drasticamente il valore.

Il circolo vizioso del “reso seriale”

Esiste una vera e propria cultura dell’abuso del reso. Casi reali riportano barbecue acquistati in estate e restituiti in autunno come “difettosi”, dopo essere stati usati per tutta la stagione. Lo stesso accade con fotocamere usate per un viaggio o PC per preparare un esame.

L’impatto ambientale nascosto dei resi

Aumentano le emissioni di CO2

Ogni reso implica un viaggio di ritorno del prodotto, spesso tramite corrieri che lavorano in logica “express”. A livello globale, si stima che i resi generino oltre 15 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.

Sprechi di materiale e risorse

Ogni prodotto restituito va riprocessato, ricondizionato o smaltito. Non tutti i resi tornano in vendita: una parte finisce direttamente in discarica o in lotti di liquidazione. Un fenomeno che genera tonnellate di rifiuti elettronici e tessili ogni anno.

Chi paga davvero il costo dei resi?

Alla fine, il costo dei resi ricade su tutti:

  • I venditori, che devono alzare i prezzi per compensare.
  • I clienti onesti, che pagano di più anche se non fanno mai un reso.
  • L’ambiente, che subisce un impatto silenzioso ma devastante.

In un mercato sempre più competitivo, i resi sono integrati nei margini. Un prodotto potrebbe costare il 10% in meno se non esistesse la pratica del reso. Sì, ogni tuo reso contribuisce ad aumentare i prezzi generali di mercato.

Quando il reso è un diritto, e quando è un abuso?

Uso legittimo del reso

  • Il prodotto è difettoso o non conforme.
  • Il colore, la taglia o le caratteristiche non corrispondono alle aspettative ragionevoli.
  • Il prodotto è stato testato, ma non utilizzato oltre lo scopo della prova.

Uso improprio o fraudolento

  • Uso del prodotto per periodi lunghi prima del reso.
  • Restituzione di articoli danneggiati o sporchi.
  • Comportamenti seriali che simulano un normale utilizzo commerciale.

Le grandi piattaforme stanno correndo ai ripari: Amazon ha introdotto limitazioni agli account con tassi di reso elevati, e sempre più marketplace usano sistemi antifrode basati sull’intelligenza artificiale.

Educazione al consumo consapevole

Cosa possiamo fare come consumatori?

  1. Informarci prima dell’acquisto, leggendo descrizioni, recensioni e guide.
  2. Evitare acquisti impulsivi, soprattutto in momenti di promozione.
  3. Restituire solo se davvero necessario, curando imballaggio e condizioni del prodotto.
  4. Valutare il ricondizionato: minor impatto ambientale, costi ridotti e spesso garanzia inclusa.

Conclusione

Il reso online è un diritto importante, ma va esercitato con coscienza. Dietro ogni pacco che torna indietro c’è un venditore che perde, un sistema che si appesantisce, un ambiente che si inquina. L’invito non è a rinunciare al reso, ma a usarlo con criterio. Come tutte le libertà, anche questa ha un costo. E conoscerlo è il primo passo per un e-commerce più giusto, sostenibile e consapevole.

Hai mai pensato a cosa succede dopo che fai un reso?
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